Dialogo – Nero Uomo
Si può dire che io e Marco Mancinelli, l’autore fra gli altri di “Nero Uomo”, dialoghiamo da quando ho scoperto il suo romanzo “Cyberblood” parecchio tempo fa.
Da allora ne abbiamo fatte di chiacchierate, più che altro sulla scrittura e come raggiungere i lettori.
Be’, questo è un modo.
I suoi romanzi hanno sempre un pizzico di ironia e le storie sono accattivanti, quindi gli ho proposto di parlare del suo “Nero Uomo” per capirne un po’ di più ed eccoci qui.
Un dialogo è uno scambio di battute che evolve in modo inaspettato, leggi e scopri come abbiamo scomodato pure Nietzsche.
Autore: Marco Mancinelli
Genere: Thriller, Giallo
Anno di Pubblicazione: 2016
Pagine: 360
Serie: Cyberblood, #2
Recensione
L’autore
Marco Mancinelli è nato a Roma negli anni ’70. Cresciuto coltivando diverse passioni fra cui quella per la scrittura, scaturita dalla lettura di Mark Twain all’età di otto anni, è anche un programmatore e un developer. Ha cominciato a scrivere da giovanissimo e ha già pubblicato diversi romanzi e racconti in maniera indipendente. Fra i romanzi, spicca la serie Cyberblood con protagonisti hacker e investigatori. Cyberblood è anche il nome del sito in cui raccoglie le sue pubblicazioni.
I mondi nei miei romanzi sono sempre molto underground, con protagonisti disadattati e borderline, perché mi piace raccontare storie dal punto di vista di chi, in un certo senso, ha perso tutto o sta per perdere tutto, magari anche se stesso. Il motivo è semplice: quando sei disperato fai cose stupide e avventate, e cosa c’è di meglio di un bel racconto dove accadono vicende assurde e rocambolesche?
Una delle scene del libro che mi è piaciuta di più è quella in cui Anouche e Matteo vanno in trasferta a casa del giornalista Meyer per trovare lui e il computer portatile conteso da tutti.
La diversità fra l’esperta assassina e l’hacker inesperto di situazioni dove ci sono cadaveri genera una dinamica accattivante. La scena per me è memorabile, credo che tu avessi in mente la scena e poi hai mescolato i caratteri dei protagonisti per renderla vivida. Dimmi un po’.
In quella scena la tensione rimane alta perché c’è questo rapporto di contrasto tra i due protagonisti, che non si risparmiano rimproveri, frecciatine e accuse.
Per quanto riguarda l’ironia, io ho questa abitudine a non prendermi mai troppo sul serio, quindi credo sia inevitabile che gran parte dei miei personaggi ricorrano a questa arma per sdrammatizzare in parte gli eventi o per esorcizzare paure e paranoie.
Alla fine tutto ruota sempre intorno ai personaggi e a come vivono le situazioni che io metto loro davanti. Sono convinto che la scena della perquisizione dell’appartamento abbia il suo punto di forza proprio nel rapporto tra Anouche e Matteo. Tu non credi che siano i personaggi il vero centro nevralgico di ogni narrazione?
Parlando dei personaggi, la questione fra loro e la trama è annosa.
Io non so ancora quale sia al centro ma tendo a pensare che certe storie possono accadere solo a certe persone. I tuoi libri ne sono una conferma. Anouche soprattutto.
Se hai le abilità per riconoscere assassini mercenari e il fegato di rapirne uno, per forza di cose ti ritrovi in certe storie.
Lei e Dartmouth sembrano spinti da interessi personali ed economici, tanto che in una delle prime battute che Anouche rivolge a Matteo dice:
«Non ce l’abbiamo con te, ma ci sei capitato tra le palle e adesso dobbiamo trovare il modo migliore per gestirti. Cercheremo di mantenerti vivo il più a lungo possibile se ci riusciamo, ma sia chiaro: quando avremo la certezza che non rischiamo di rimanere coinvolti, ti lasceremo andare per la tua strada.»
L’evolversi della storia mostrerà, però, che Anouche, Matteo e Dartmouth non sono immuni al cambiamento. Andranno al di là di interessi personali per sostentersi l’un l’altro. Anche se poi l’occassione fa l’uomo ladro. Non voglio svelare il finale, ma anche lì Matteo dimostra un cambiamento, seppur non proprio in meglio. La storia si palesa nel cambiamento.
Ah, approfitto di questo argomento per fare una anticipazione sul prossimo romanzo: nel terzo capitolo della saga, ambientato un anno prima gli eventi narrati in Nero Uomo, scopriremo anche perché Antony ha dovuto lasciare Roma.
Per quanto riguarda il cambiamento di Matteo, che è quello più radicale, direi che qui vale il famoso pensiero di Nietzsche: “e se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te”.
Il bello di questi personaggi, compreso Antony con il suo caratteraccio, è appunto che fra le righe ti portano a riflettere su temi quali la lealtà e l’amicizia.
Dobbiamo, però, dire che le tue storie sono molto colorite, nel linguaggio come pure nelle scene, e che la storia di “Nero Uomo” ruota intorno ad una giornalista scomparsa e ad un computer che vale molto. Un computer cercato dai mercenari e dai protagonisti, per questo Matteo, Anouche e Dartmouth devono addentrarsi in quel mondo underground che dicevo all’inizio. In un certo senso la ricerca del virtuale conduce al tangibile, alla realtà, più di quanto si pensi. Come quando entrano nel covo degli hacker a cui Dartmouth appartiene.
Per quanto riguarda il registro linguistico che ho utilizzato, in questa serie di romanzi mi sono imposto di ricreare quanto più possibile dei dialoghi che risultino reali e credibili. Avendo a che fare con omicidi, torture, effrazioni, pedinamenti, assassini e picchiatori dovevo piegare il linguaggio a questo mondo e far parlare i miei personaggi come accadrebbe nella realtà della strada. La stessa cosa vale per le scene: se devi descrivere una tortura, in un contesto come quello di Nero Uomo, non puoi andarci leggero, altrimenti il lettore si sentirà preso in giro. In ogni caso, così come accadeva anche in Cyberblood, ho alleggerito un po’ le situazioni ricorrendo all’arma dell’ironia, grazie a certe battute sagaci e ciniche di Anouche e ad alcuni momenti di incertezza e imbarazzo di Matteo. Così tutto il romanzo è giocato tra il serio e il non prendersi troppo sul serio. Ma in un certo senso sono i personaggi stessi a richiederlo, altrimenti sarei stato costretto a descriverli molto più cupi e oscuri di quanto non siano già. E forse i lettori non si sarebbero affezionati alle loro gesta fino in fondo.
Io finirei qui, perché rischiamo anche di rovinare la lettura di “Nero Uomo” facendo spoiler.
Ti ringrazio per aver accettato il mio invito e per questa bella chiacchierata che ne è venuta fuori. Credo che tu possa tenere a bada Anouche, rischia un po’ e aggiungi qualcosa se ti va.
Dove trovare il libro
Ebook: Amazon
Cartaceo: Amazon – IBS – La Feltrinelli – Mondadori Store
Libri di Marco Mancinelli
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L'Autore
Renato Mite
Renato Mite è determinato a fare della scrittura il suo mestiere. Scrive dall'età di dieci anni cominciando con una Olivetti Lettera 32 verde e storie strampalate, negli anni a seguire affina l'arte con racconti brevi fino al suo primo romanzo, "Apoptosis", un thriller fantascientifico scaturito dalla passione per scienza, tecnologia e informatica.