Recensione – Colazione da Tiffany
Titolo: Colazione da Tiffany
Autore: Truman Capote
Genere: Drammatico
Anno di Pubblicazione: 1958
Pagine: 118
Recensione
Holly Golightly è una donna misteriosa e affascinante. Vive a New York e fa vita mondana, spesso torna a casa tardi ed è sempre accerchiata da uomini. Un giorno si rifugia in casa del suo vicino di casa passando per la scala antincendio.
Comincia così un’amicizia che porta lui, aspirante scrittore, a scrivere di lei, un’aspirante attrice. Holly ha un carattere poliedrico: ironica e divertente, nasconde un lato triste e doloroso, impronta di un passato difficile. Alterna chiacchiere su temi mondani a perle di saggezza, spesso involontarie, con un savoir-faire leggero ed elegante che spesso usa per incantare gli uomini.
A tratti ingenua, a tratti scaltra, generosa e comprensiva, ma anche ladra e arrivista, è autentica e lo dimostrano diversi aspetti: la sua amicizia con lo scrittore, con cui arriva perfino a litigare ma non gli serba rancore; il rapporto con l’amica Mag Wildwoord con cui è severa e tenera allo stesso tempo; il modo in cui deve separararsi a malincuore dal suo gatto.
Ciò che colpisce è proprio questo suo carattere, basti pensare che ammette di essere diventata una ladra per necessità. Tutto il suo essere è plasmato dal suo vissuto. Lei e suo fratello Fred sono rimasti orfani da bambini e sono entrati in una famiglia da cui Holly è scappata perché è un’anima selvaggia.
Una svolta, o forse una conferma, arriva quando suo fratello Fred muore in guerra, lei rischia la galera per aver fatto da tramite con il gangster Sally Tomato a Sing Sing e dopo che Holly ha salvato lo scrittore da un cavallo imbizzarrito inseguendolo come un’amazzone. La donna decide, infatti, di lasciare New York e chi la circonda, tutti un po’ innamorati di lei.
In fin dei conti, desiderosa di affetto sincero, Holly cerca il suo posto nel mondo dove sentirsi a casa.
Un po’ come quando fa colazione da Tiffany.
Truman Capote scrive in prima persona, nei panni di uno scrittore emergente, e con uno stile fluido che ti incolla alle pagine. La maestria in queste pagine sta nel dosare leggerezza e profondità, allegria e tristezza, fascino e repulsione di una donna divenuta iconica.
Come la definisce uno degli uomini che frequenta, Holly è un vero bluff. Nel senso che gioca a fare l’ingenua tanto quanto gioca a fare la saggia. Incanta gli uomini e si serve di loro, ma vuole anche entrare in contatto con loro coltivando gli stessi interessi. Forse ha capito tutto della vita o non ha capito nulla.
Un personaggio sempre così in bilico, Holly è il centro della storia, la protagonista assoluta, ma non l’unica forza in campo.
L’autore ha saputo rappresentare un universo dove diverse forze gravitazionali avvicinano e allontanano i vari personaggi come fossero pianeti in rotta di collisione. Il primo da menzionare è senz’altro l’io narrante, un’osservatore che finisce per essere influenzato da lei e influenzarla a sua volta. Poi c’é il barista Joe Bell, pure lui segretamente innamorato di Holly, che la aiuta pur non condividendo le sue scelte.
Pressocché nessuno condivide le scelte di Holly, come il manager che aveva trovato una parte per lei e si sente rispondere che fare l’attrice non le interessa più.
Ancora più importante, l’uomo che si è preso cura di Holly da ragazza, che la ama e viene a cercarla per poi tornarsene a casa da solo perché lei è uno spirito libero.
Infine, l’uomo di cui Holly si innamora, José, che vorrebbe portarla con sé in Brasile e invece la lascia per salavaguardare la sua reputazione dopo le notizie del coinvolgimento con Sally Tomato.
Il gangster si serve di lei, o lei si serve di lui. Ogni lettore avrà la sua opinione, la cosa certa è la capacità di Holly di far fronte alle difficoltà.
Mi ha colpito molto il comportamento di Holly quando perde il figlio di José e lui la lascia per lettera: si trucca e si mette gli occhiali pur stando in ospedale, dove può permettersi di avere un aspetto meno formale. All’apparenza frivolo, secondo me questo comportamento è una sorta di vestizione, la donna sta indossando una corazza per mostrare la sua forza e andare avanti.
Questo è solo un accenno all’intensità della protagonista che Capote rivela nella storia con piccoli tratti, dipingendo una sorta di costellazione.
Perciò consiglio fortemente il libro a tutti coloro che vogliono una lettura leggera ma che sappia anche lasciare una traccia importante nel lettore.
L’autore
Truman Capote (New Orleans, USA 1924 – Los Angeles, USA 1984), ha scoperto la sua passione per la scrittura durante l’infanzia travagliata a causa del divorzio dei genitori. L’unico lavoro regolare è stato come fattorino presso la rivista “The New Yorker” a diciotto anni, dopo Capote si è dedicato alla scrittura, è stato scrittore, sceneggiatore e drammaturgo.
Per affinare la sua arte, ha scritto diversi racconti. Ha raggiunto la notorietà con il romanzo “A sangue freddo” (1966) ispirato a una storia vera, e soprattutto con il suo famoso romanzo “Colazione da Tiffany” (1958), un classico della letteratura, da cui è stato tratto l’omonimo film con Audrey Hepburn.
Dove trovare il libro
Ebook: Amazon – Kobo – GooglePlay
Cartaceo: Garzanti – Feltrinelli – IBS – Amazon
Hai letto il libro?
Dicci cosa ne pensi, lascia un commento.
L’ho letto sì. Avevo visto il film diverse volte, ma sempre a “spizzichi e bocconi”, senza capirlo davvero. E poi una sera, l’anno scorso, ho riconosciuto l’attore George Peppard, che io adoravo nel telefilm A-Team, e mi sono fermata a rivedere la pellicola, per bene. Non sapevo fosse tratta da una romanzo, e quindi subito mi sono messa alla ricerca del libro, ma volevo lei in copertina, mica le scarpe! 😀
L’ho trovato usato da Libraccio (lo vedi in cima a questo mio post-recensione: https://www.webnauta.it/wordpress/colazione-da-tiffany-truman-capote/ ) e l’ho letto. Bello, bello, bello, se non fosse per il finale, e lì invece preferisco il film. La solita romanticona persa! 😛
Non so se leggerò altro di Truman Capote però, pare lui fosse più portato alle indagini giornalistiche, vedi “A sangue freddo”.
Ciao Barbara,
io tendo ad evitare i film se prima non ho letto il libro 😉
Non ho letto altri libri di Capote, ma guardando fra le sue storie direi che sì, gli altri libri hanno tematiche diverse.
Ho letto “Colazione da Tiffany” nell’ambito di un club di lettura incentrato su libri da cui sono stati tratti film.
Questo libro, più degli altri, mi incuriosiva ed ho scoperto infatti che il finale del film è più romantico, alla prima occasione lo guarderò proprio per vedere questo sviluppo “alternativo”.
Anche a me ogni tanto piace cercare vecchie edizioni di libri cartacei, le copertine hanno sempre un loro fascino e devo dire che quella che hai postato tu rende meglio.
Per quanto riguarda il finale del libro, ho cercato di non rivelare troppo, ma devo dire che è in linea con il personaggio complesso di Holly e il suo vissuto. Certe storie lasciano un po’ l’amaro in bocca eppure si può considerare un finale aperto. Forse, così, ogni lettore può sperare il meglio per Holly. Almeno io lo spero.