Recensione – Psycho

Copertina Psycho
Psycho di Robert Bloch

Recensione

Mary Crane è la fidata assistente di Lowery, un agente immobiliare, e un venerdì si ritrova fra le mani quarantamila dollari, versati in contanti da un facoltoso cliente per l’acquisto di una casa. Il suo compito è quello di andare a depositare il denaro in banca, ma Mary decide di partire con il maltolto e diventare una ladra per amore di Sam, un uomo che frequenta da poco e che sta ripagando i debiti della ferramenta di famiglia.
Mary sembra aver pensato a tutto, guiderà senza sosta per arrivare da Sam e far perdere le sue tracce prima che il lunedì successivo Lowery scopra che il denaro non è stato depositato. Mary cambia auto più volte per non essere rintracciata e guida fino allo stremo delle forze, fino a sbagliare strada sotto la pioggia battente e trovare rifugio in un motel sperduto lungo una vecchia autostrada.
Il gestore del motel, Norman Bates, è un tipo comune, la accoglie come farebbe con qualsiasi cliente e le offre una camera.
Mary pensa di restare lì solo una notte e ripartire l’indomani, giusto il tempo di darsi una rinfrescata, fare una dormita e recuperare le energie. Firma il registro con un nome falso, prende possesso della camera e a quel punto le vengono i morsi della fame. La locanda più vicina dista miglia e Mary non ha più voglia di guidare, allora Bates si offre di dividere la cena con lei.
Si tratta di una cena spartana, ma è l’occasione per parlare un po’ e Mary comincia a scoprire diverse cose sul conto di Norman Bates: è un uomo solitario, con pochi contatti fuori dal motel, succube del volere di una madre onnipresente, timoroso delle donne. C’è di più, quando lui parla del rapporto con sua madre, Mary dice la sua sul fatto che lui dovrebbe metterla in un ospizio ed emanciparsi, Norman da in escandescenze per poi tornare calmo.
A quel punto, Mary si ritira in camera e si prepara a fare una doccia ma qualcuno la sorprende e la accoltella a morte. A Bates tocca occultare tutto e sviare i sospetti di chi nel frattempo si è messo in cerca della donna, a partire da sua sorella Lila, Sam e pure un agente investigativo dell’assicurazione di Lowery, fino all’inevitabile epilogo.

Robert Bloch ha uno stile asciutto, a tratti didascalico, ma capace di ritrarre in modo incisivo ciò che si nasconde nell’animo dei personaggi. Tale introspezione permette al lettore di immedesimarsi in ognuno dei personaggi. L’autore fa trapelare con maestria i pensieri dei personaggi con frasi dall’appartenenza inequivocabile, in questi momenti Bloch riesce a scomparire.
Mi ha colpito in particolar modo il pensare di Mary Crane che giustifica il furto di denaro non solo per aiutare Sam a ripagare i debiti e costruirsi una vita con lui, ma anche per una sorta di rivalsa per come è stata trattata dal cliente dell’agenzia immobiliare.
L’autore raggiunge il tocco d’arte mostrandoci gradualmente il pensiero di Norman Bates, il fulcro della storia, così che all’inizio può sembrare condivisibile, bigotto ma innocuo. Usa un espediente narrativo d’effetto: ci mostra lo stesso evento da due punti di vista diversi. Esempio perfetto è proprio la preparazione alla doccia di Mary che Norman spia dal suo ufficio.
Così Bloch crea suspense e porta avanti la narrazione perché la scena si interrompe con un punto di vista, viene ripresa con l’altro punto di vista e prosegue nel suo sviluppo.
Accanto alla introspezione psicologica si manifesta l’azione che rimanda all’introspezione in una sorta di progressione ciclica. Al delitto efferato segue l’occultamento del cadavere, come fra i pensieri di Norman al colpevolizzare sua madre segue l’indulgenza in quanto Mary “se la sarebbe cercata”.
Qui devo sottolineare un altro merito dell’autore, quello di aver reso la “viva” presenza della madre di Bates plausibile fino al colpo di scena delle pagine finali. E ci riesce perché ritrae Norman come un uomo inesperto, ma intelligente e lucido. Anche se questo è solo un lato della medaglia.
Rispetto al film Psycho di Alfred Hitchcock, il libro ci offre uno sguardo più profondo sulla psiche di Norman Bates e, piccolo spoiler, come essa muta per rinnegare se stessa.
Per questo consiglio la lettura del libro, soprattutto agli amanti del thriller psicologico che si fonde con l’horror.



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