Dialogo – La sottile linea del male
Per chi non conosce la serie su Saverio Sorace, ho recensito il primo romanzo “Fragile come il silenzio” e dialogato con l’autrice al riguardo. Dopodiché mi sono fatto prendere dal secondo romanzo “La sottile linea del male”, l’ho recensito e anche in questo caso non potevo farmi scappare la possibilità di dialogare con l’autrice Giulia Mancini.
Sa portarti dietro le quinte della storia in maniera profonda, preparati a varcare questa linea sottile.
Autore: Giulia Mancini
Genere: Giallo
Anno di Pubblicazione: 2018
Pagine: 220
Serie: Le indagini di Saverio Sorace, #2
Recensione
L’autrice
Giulia Mancini, nata in Puglia, si è trasferita giovanissima a Bologna dove vive. Ha conseguito la Laurea in Economia, lavora in campo amministrativo, ma non è mai riuscita a staccarsi dalla sua passione per la scrittura creativa a cui dedica ogni minuto del suo tempo libero. Ha pubblicato diversi romanzi di genere romantico a partire dal 2014, nel 2017 comincia con il romanzo “Fragile come il silenzio” la serie di gialli con protagonista il commissario Sorace.
Parlare di gialli senza fare rivelazioni è sempre difficile, qui però ti chiedo di fare un altro tipo di rivelazioni anche se dovesse essere difficile. Sono convinto che dal male poi arriviamo comunque al bene.
Leggendo il tuo “La sottile linea del male”, che ricordo a chi ci segue essere il secondo della serie sul Commissario Sorace, ho avuto un’idea.
Ho pensato alla frase “L’essenziale è invisibile agli occhi” del Piccolo Principe, lì si parla di essenziale buono, mentre nel tuo libro l’essenziale invisibile, almeno al principio, è il carattere malvagio della vittima: il professore Roberto Negri. Ritengo che tu abbia dovuto delineare la malvagità di questo personaggio a tutto tondo e poi darne solo alcuni tratti.
Vorrei che mi rivelassi tutto il male di cui il professore sarebbe capace ma che non appare nel libro.
Ho avuto la sensazione che Negri sia potente con i deboli proprio perché sono buoni, ma di questi alcuni vanno oltre: il suo collega non è interessato ai giochi di potere e ai riconoscimenti per il brevetto, gli studenti vogliono solo laurearsi, sua moglie… Parliamo della moglie Rossana. Una donna che si innamora di lui da giovane, tanto da lasciare Alberto Sala che poi diverrà il direttore del dipartimento dove lavora Negri e che li ha fatti incontrare. Mi sorprende come lei sopporti i sopprusi del marito.
Ecco l’estratto che racchiude nelle considerazioni di Sala il concetto a cui mi riferisco.
Ricordava ancora una delle ultime cene insieme, lui e sua moglie con Roberto e Rossana, più di un anno prima. Uscì da quella serata con una sgradevole sensazione di disagio, Roberto aveva velatamente denigrato sua moglie per tutta la sera, ogni volta che lei apriva bocca lui interveniva con un commento ironico e velenoso, la trattava come se fosse un’incapace, l’aveva sfinita con continue critiche mascherandole con benevoli consigli. A un certo punto Rossana aveva smesso di parlare. La studentessa brillante che ricordava era scomparsa per lasciare il posto a una donna insicura e fragile.
Sono curioso: mi diresti se Rossana sopporta per decoro, per coerenza con i propri sentimenti di gioventù che non vuole rinnegare o più che altro per amore dei figli. Se il motivo è un altro, illuminami.
“Per maltrattamento si intende qualunque comportamento destinato a tenere sotto controllo e soggiogare un altro essere umano con l’uso della paura, dell’umiliazione, nonché delle aggressioni verbali e fisiche.”
Nei casi di violenza psicologica “le armi usate non sono i pugni, ma le parole. L’uso di tattiche per spaventare, insulti, commenti denigratori, accessi di collera e continue critiche ottengono nel tempo lo stesso effetto di una violenza fisica: la paura, la sofferenza e la costante sensazione di essere inadeguati”. La moglie del professore è completamente soggiogata da lui e la sua insicurezza è la prima cosa che il commissario nota in lei quando deve darle la notizia della sua morte:
“Osservò la moglie di Roberto Negri, aveva diversi chili di troppo e un aspetto trasandato, osservò i polpastrelli delle mani, si mangiava le unghie e le tremavano le mani. Certo forse era l’effetto di quel tragico momento, forse era normale avere quell’aspetto dopo una notte insonne con l’ansia legata alla scomparsa del marito. Però sembrava così in contrasto con l’immagine esteriore del professore.”
Chi è vittima di questo tipo di violenza di solito è inconsapevole di quanto potere eserciti il proprio carnefice, perché semplicemente pensa di non poter vivere senza di lui, di essere incapace di gestirsi in autonomia e attribuisce la propria infelicità alla scarsa stima di sé e alla mancanza di fiducia.
Queste donne pensano di dover essere grate all’uomo che dice di amarle e proteggere e che, invece, esercita solo un enorme potere psicologico su di loro.
Rossana si è innamorata follemente di un uomo bello e pieno di fascino che ha saputo mascherare bene il suo reale modo di essere e lei, nel tempo, ha sviluppato una enorme dipendenza da Roberto che, invece, non ama davvero nessuno, ma gode nell’esercitare il potere su chiunque. Tutto deve corrispondere al suo disegno anche una moglie sottomessa e succube.
A questo punto mi serve una parentesi romantica, che parli di Amore con la A maiuscola. Parliamo dei due investigatori protagonisti. Era evidente che Saverio e Sara fossero destinati a costruire una relazione perché i loro sentimenti sono così possenti eppure la ragione li ha tenuti un po’ distanti, solo la reale possibilità di perdere l’una l’altro li ha fatti riavvicinare. Il loro amore aveva bisogno di una presa di coscienza che superasse qualsiasi altra idea razionale oppure la possibilità di perdersi è stata il primo passo per perdersi concretamente nei loro sentimenti?
E anche Saverio, grazie a questo intenso sentimento, si sente come se finalmente la sua vita avesse preso la direzione giusta. Sì Renato, hai ragione la possibilità di perdersi li ha concretamente fatti perdere nell’amore che provano l’uno per l’altra.
A proposito di lavoro, Sara si dimostra un’investigatrice molto capace, e non parlo di quando Saverio è costretto a riposo anche se non riesce a starci, ma ancor prima. Quando le viene in mente di andare in Università sotto le mentite spoglie di una studentessa. Lei riesce a scoprire alcune cose sul conto del Professor Negri, voci che circolano fra gli studenti. Quello che più mi ha colpito, oltre all’iniziativa personale, è che Sara sembra trovarsi a suo agio perché da poco tempo ha finito l’università mentre Saverio ha già un’idea più lontana di quegli anni di studio, con i cambiamenti che circondano tale visione è ovvio.
Mi chiedevo se questi diversi punti di vista, oltre a indicare una differenza di età fra i protagonisti, servisse a evidenziare il mondo dell’università come una sorta di confine fra gli anni spensierati dello studio e gli anni più seri del lavoro. Fra chi è lì per studiare e chi è lì per insegnare, un lavoro che a volte dà grande potere sul futuro degli studenti con tutte le sue influenze. Qual è l’idea del mondo universitario che volevi trasparisse dalle tue pagine?
Non vorrei svelare troppo, quindi ti ringrazio per questo scambio di battute che ci ha portato ancor più nel libro.
Ti saluto e ti passo la parola per rivelare, se vuoi, qualcosa sulle prossime indagini di Saverio e Sara.
La prossima indagine di Saverio e Sara è incentrata sul lato oscuro, quella parte più nascosta dell’animo umano che può fare le azioni più terribili. Una ragazza scompare nel nulla in una sera di fine estate mentre sta andando a una festa, dopo qualche giorno, a Bologna, viene ritrovato il cadavere di una giovane donna scomparsa un mese prima in un’altra città. Coincidenza o serial killer? Saverio, in questo episodio, è molto tormentato sia per l’ansia di voler salvare la ragazza scomparsa – forse ancora viva ma ogni secondo che passa potrebbe essere il suo ultimo istante di vita – sia per l’assenza di Sara che non è accanto a lui ad aiutarlo nelle indagini. C’è quindi un doppio enigma uno legato all’evento criminoso, l’altro legato all’assenza di Sara, ma il suo ritorno potrebbe essere ancora la chiave di volta per la risoluzione del caso. In questo romanzo mi diverto anche un po’ a giocare con il titolo, L’ombra della sera, in quanto la parola “ombra” ha un doppio significato che verrà svelato solo verso la fine del romanzo.
È stato molto bello questo dialogo, grazie ancora.
Dove trovare il libro
Ebook: Amazon – Kobo
Cartaceo: Amazon – IBS
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L'Autore
Renato Mite
Renato Mite è determinato a fare della scrittura il suo mestiere. Scrive dall'età di dieci anni cominciando con una Olivetti Lettera 32 verde e storie strampalate, negli anni a seguire affina l'arte con racconti brevi fino al suo primo romanzo, "Apoptosis", un thriller fantascientifico scaturito dalla passione per scienza, tecnologia e informatica.
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Grazie ancora Renato per questo fantastico dialogo!
Giulia, anch’io sono contento per questo dialogo e il merito è sempre di entrambi i partecipanti, grazie a te per essere mia gradita ospite.
Come al solito Renato offre un approfondimento molto interessante dei tuoi libri, Giulia. E’ stato un piacevole tuffo nel secondo capitolo di Sorace che mi ha fatto ripercorrere la trama davvero sempre molto attuale, purtroppo. Mi piacciono anche le considerazioni che ne sono nate che per fortuna strappano sorrisi nonostante il tema affrontato sia drammaticamente serio. Complimenti a entrambi.
Grazie Nadia, sono felice che l’approfondimento ti sia piaciuto! È vero, Renato fa sempre delle domande molto interessanti che offrono numerosi spunti. Mi è piaciuto molto ripercorrere le tappe di questa storia.
Grazie per i complimenti, Nadia, tu e Giulia avete deciso di farmi arrossire e ci siete riuscite.
Quando un libro offre diversi spunti è naturale che scaturiscano considerazioni anche molto serie.
Il tema poi è più che attuale, notizia di questi giorni è proprio il caso di un dress code prescritto alle studentesse borsiste.
Per fortuna poi ci scappa anche qualcosa per sdrammatizzare, hai ragione.
Complimenti più che meritati caro Renato! Eh sì, il caso del dress code di cui si è parlato in questi giorni mi ha fatto pensare al mio professor Negri…
Bell’approfondimento, grazie. Sarà interessante leggerlo e magari ritornare con Sara in quell’epoca in cui anch’io giravo per aule universitarie e vedevo più di qualche stortura, dalle ricercatrici predilette che si fermavano fino a tarda sera nello studio del professore, o intere famiglie di professori con cattedre assicurate nella stessa università (barone padre, barone madre e barone figlio), per non parlare di quei professori che obbligavano gli studenti ad acquistare una copia intonsa del loro testo in libreria, perché solo con l’ultima pagina compilata in originale potevi accedere all’esame. Queste eccellenze italiane… Poi si meravigliano che chi può, se ne scappa a studiare all’estero!
Grazie Barbara, sono felice che l’approfondimento ti sia piaciuto. In questo romanzo c’è uno spaccato molto reale del mondo universitario, pur essendo in forma romanzata. Ogni tanto mi viene in mente quel momento del film “La meglio gioventù” in cui un professore universitario parla dei “dinosauri” che dominano il nostro paese, un pezzo sempre attuale.
Ciao Barbara, l’idea del dialogo è proprio quella di approfondire una storia.
A me fa piacere che ti abbia suscitato la voglia di leggere il libro per ritornare in quei luoghi pur con tutte le storture di cui parli, comunque il libro di Giulia rievoca un periodo importante, quello dello studio, che si unisce spesso anche a bei ricordi.